Il logo blu e giallo della famosa catena
di film in DVD da affittare sta tremando alla stessa maniera in cui
fece tremare a suo tempo le major con la minaccia di svuotare i cinema e
riempire i salotti. Ora sottominaccia di fallimento è proprio
Blockbuster, messo in crisi da Internet e non certo dal file sharing
illegale quanto dalla sempre maggior diffusione dei servizi on demand: e
così la storia si ripete, il cinema messo in crisi dai DVD e questi
ultimi messi in crisi dal Web; secondo gli economisti è la legge
dell’evoluzione del mercato, secondo i dirigenti di
Il logo blu e giallo della famosa catena
di film in DVD da affittare sta tremando alla stessa maniera in cui
fece tremare a suo tempo le major con la minaccia di svuotare i cinema e
riempire i salotti. Ora sottominaccia di fallimento è proprio
Blockbuster, messo in crisi da Internet e non certo dal file sharing
illegale quanto dalla sempre maggior diffusione dei servizi on demand: e
così la storia si ripete, il cinema messo in crisi dai DVD e questi
ultimi messi in crisi dal Web; secondo gli economisti è la legge
dell’evoluzione del mercato, secondo i dirigenti di Blockbuster si
chiama bancarotta.
La catena da Dallas, Texas, nata 25 anni
fa e con circa 6.500 negozi in tutto il mondo di cui quattromila sedi
soltanto negli States e qualche centinaio in Italia, naviga in acque
così cattive che avrebbe deciso di aggrapparsi al salvagente del Chapter
11, la legge Usa che disciplina la bancarotta. A provocare la crisi è
stata Internet, ma non il tanto odiato e perseguitato(ma in realtà molto
poco incisivo) file sharing illegale; la colpa è stata prima della TV
via cavo, come Time Warner ad esempio, e poi di siti come NetFix, la
catena che permette agli abbonati, con una cifra di partenza sotto i 10
dollari, di richiedere via Web il film direttamente a casa: un successo
che porta oggi il gruppo a crescere del 20 %. E sempre la rete ha
sancito anche il trionfo del video on demand, anche solo in affitto,
dai negozi virtuali come iTunes e Amazon.
Insomma la crisi è così nera da aver già
fatto prevedere tagli da 200 milioni e la chiusura di quasi 800 negozi.
Mentre l’annuncio della possibile bancarotta fa crollare del 30 % anche
i titoli della catena, la dirigenza è comunque al lavoro per tentare di
salvare il salvabile, cercando di recuperare il ritardo con i
concorrenti, ad esempio permettendo finalmente il servizio di ordini via
Web e soprattutto sviluppando una catena di chioschi (ne ha installati
già più di 2000) sull’esempio di RedBox, l’altro grande rivale, che ha
migliaia di macchinette strategicamente piazzate nei centri commerciali,
da cui prelevare facilmente DVD al prezzo di un dollaro al giorno, cosa
possibile in quanto appunto mancano locali, spese e stipendi dei
dipendenti.
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La catena da Dallas, Texas, nata 25 anni
fa e con circa 6.500 negozi in tutto il mondo di cui quattromila sedi
soltanto negli States e qualche centinaio in Italia, naviga in acque
così cattive che avrebbe deciso di aggrapparsi al salvagente del Chapter
11, la legge Usa che disciplina la bancarotta. A provocare la crisi è
stata Internet, ma non il tanto odiato e perseguitato(ma in realtà molto
poco incisivo) file sharing illegale; la colpa è stata prima della TV
via cavo, come Time Warner ad esempio, e poi di siti come NetFix, la
catena che permette agli abbonati, con una cifra di partenza sotto i 10
dollari, di richiedere via Web il film direttamente a casa: un successo
che porta oggi il gruppo a crescere del 20 %. E sempre la rete ha
sancito anche il trionfo del video on demand, anche solo in affitto,
dai negozi virtuali come iTunes e Amazon.
Insomma la crisi è così nera da aver già
fatto prevedere tagli da 200 milioni e la chiusura di quasi 800 negozi.
Mentre l’annuncio della possibile bancarotta fa crollare del 30 % anche
i titoli della catena, la dirigenza è comunque al lavoro per tentare di
salvare il salvabile, cercando di recuperare il ritardo con i
concorrenti, ad esempio permettendo finalmente il servizio di ordini via
Web e soprattutto sviluppando una catena di chioschi (ne ha installati
già più di 2000) sull’esempio di RedBox, l’altro grande rivale, che ha
migliaia di macchinette strategicamente piazzate nei centri commerciali,
da cui prelevare facilmente DVD al prezzo di un dollaro al giorno, cosa
possibile in quanto appunto mancano locali, spese e stipendi dei
dipendenti.
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