Ormai Internet pare essere diventata
l’ancora di salvezza e il capro espiatorio di tutti i problemi delle
attività economiche di vecchio stampo. Ogni volta che le cose non vanno
infatti, almeno qui da noi in Italia, non si trova niente di meglio che
indicare Internet come la soluzione di tutti i problemi o,
alternativamente, come la fonte di tutti i mali e, in quest’ultimo caso,
si pretende di scaricarvi sopra il costo di modelli di business non più
funzionali, senza cambiarli. È accaduto poco tempo fa con la legge che
ha esteso la tassazione finalizzata a foraggiare la SIAE a tutti i
prodotti dotati di memoria di massa, cosa che ha fatto lievitare i
prezzi finali al consumatore anche di alcune decine di euro, e ora è la
volta della FIEG, la società degli editori cartacei italiani, che
pretendeva l’imposizione di un sovrapprezzo sulle connessioni a banda
larga da versare all’editoria cartacea. Fortunatamente hanno incassato
un no bipartisan.
Qualcosa va male? Scarichiamone costi e
colpe su Internet e i suoi netizen, quei fortunati individui che
pretendono di pagare poco e niente per accedere liberamente e
democraticamente al mare magnum della conoscenza. Non è mica giusto che
loro navighino liberamente tra decine di milioni di pagine di contenuti e
i giornali non si vendano più. Cambiamo business model con uno più
nuovo e funzionale? Ma neanche per idea, impegnarsi a pensare nuove
forme di mercato per libri e giornali, no, troppa fatica: chiediamo
semplicemente al governo di far pagare agli utenti di Internet i costi
dell’inefficienza di un modello superato.
Questo, in sintesi, era il pensiero
dell’associazione degli editori, che aveva rivolto tale richiesta al
governo, fortunatamente incassando soltanto un doppio no, da parte sia
dal segretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti che da Paolo
Gentiloni, esponente del PD ed ex ministro delle Comunicazioni. Il
Governo ha inoltre invitato gli stati generali dell’editoria a riunirsi
al più presto per trovare invece modi nuovi per tagliare i costi
eccessivi del proprio settore senza per questo penalizzarlo
eccessivamente.
Insomma, mentre nel resto d’Europa si
investono miliardi di euro per la realizzazione di infrastrutture e
servizi basati sulla banda larga la Rete italiana è già di per sé
palesemente arretrata e un provvedimento simile, qualora fosse stato
preso in considerazione dal legislatore, non avrebbe fatto altro che
affossare ulteriormente la rete italiana, già alle prese con il problema
dei fondi ad essa dedicati ma congelati dal governo. Auspichiamo quindi
che i vertici della FIEG, dopo aver incassato il doppio no, aprano gli
occhi e pensino a sviluppare nuovi e più funzionali business models per
rilanciare l’editoria cartacea; magari proprio in sinergia con le
potenzialità offerte da Internet e non alle sue spalle.
Nessun commento:
Posta un commento